Si rafforza la tendenza giurisprudenziale sulla non possibilità di utilizzo dei dati del cronotachigrafo per infliggere multe per eccesso di velocità. Anche il giudice di pace di Bologna si è espresso in questo senso – ovvero in modo favorevole alla parte lesa – in una causa seguita dall’avv. Roberto Jacovacci.
Nella causa una società di trasporto aveva chiesto l’annullamento di 6 ordinanze/ingiunzioni per infrazione ai limiti di velocitàemesse dal Prefetto di Bologna a inizio ottobre 2020, su accertamenti effettuati dalla Polizia Stradale del capoluogo emiliano basati sull’esame della stampa del cronotachigrafo digitale.
Come il suo collega di Prato nella sentenza 257/21 del 12 maggio scorso, il giudice di pace felsineo ha ritenuto nullo il verbale di accertamento perché non era stato verificato che “il cronotachigrafo fosse in condizioni tali da fornire dati attendibili”. In particolare la Polstrada non aveva accertato se si trattasse di uno strumento omologato, correttamente installato e attivato da un’officina autorizzata e assoggettato a verifica periodica di funzionalità, come previsto dalle norme UE. In più la Prefettura non si era costituita in giudizio e non aveva depositato gli atti relativi agli accertamenti.
Alla fine il giudice non ha ritenuto che ci fossero prove sufficienti per configurare la responsabilità dell’azienda per le violazioni contestate e ha deciso di annullare le 6 ordinanze/ingiunzioni prefettizie.
