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AUTISTI | Cinque proposte per i nuovi conducenti. Il presidente Federtrasporti, Claudio Villa, alla Commissione Lavoro della Camera

Abbattere i costi dei documenti di guida incardinando i corsi nelle aziende, creare una corsia preferenziale per i lavoratori di settori in crisi, abbassare almeno a 20 anni l’età minima per la patente C, istituire corsi di logistica negli istituti professionali, concedere un credito d’imposta per le produzioni cinetelevisive dedicate all’autotrasporto

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I problemi complessi richiedono soluzioni complesse. E quello della carenza di conducenti di camion è sicuramente un problema complesso, per di più con risvolti drammatici per il rischio di paralizzare ii sistema logistico di un Paese. Ma c’è Paese e Paese. In Italia, secondo un’analisi di Indeed, motore di ricerca per le offerte di lavoro, a fine 2021 la richiesta è aumentata del 105% rispetto a prima della pandemia. Peggio di noi, in Europa, c’è solo l’Irlanda dove l’incremento è stato del 126%. Tutti gli altri fanno meglio: si va dal 95% della Spagna al 73% del Regno Unito, al 67% della Germania al 45% della Francia. Il risultato è che, secondo un rapporto dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) nei prossimi cinque anni il fabbisogno di conducenti sarà di 100 mila unità.

Un nuovo programma

Questo nonostante da qualche tempo governi ed enti locali adottino una serie di iniziative per attirare i giovani verso la professione. Si tratta, tuttavia, di misure di natura prevalentemente economica, non sempre sufficienti per superare l’ostacolo principale: l’alto costo di patente e CQC che in Italia oscilla tra i 4 e i 6 mila euro. L’ultima iniziativa è l’istituzione, approvata a fine febbraio nel decreto «Milleproroghe», del fondo denominato «Programma patenti giovani autisti per l’autotrasporto, che sarà gestito dal’Albo degli autotrasportatori e dotato di 25 milioni di euro (3,7 per il 2022 e 5,4 per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026) per finanziare, fino a un limite di 2.500 euro, l’80% della spesa sostenuta da giovani tra i 18 e i 35 anni per ottenere i documenti necessari alla guida di un camion. Un provvedimento che migliora quello precedente, varato a novembre dello scorso anno, che stanziava un solo milione di euro per il 2022, a titolo di rimborso spese, con un tetto di mille euro e comunque non superiore al 50% della spesa. Meglio di quattro mesi fa, dunque, ma basterà?
Il fatto è che di fronte a una questione così articolata le cui cause non sono solo economiche, ma anche sociali e culturali, quella del finanziamento (parziale) per il rilascio dei documenti di guida non può essere l’unica risposta. Se ne è resa conto la commissione Lavoro della Camera che ha aperto un ciclo di audizioni sul tema, ascoltando operatori e rappresentanze per individuare un ventaglio di misure da adottare per risolvere con rapidità ed efficacia la questione.

L’audizione di Federtrasporti

Secondo Federtrasporti occorre individuare «soluzioni che puntino soprattutto sulla formazione, sulla facilitazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, sull’avvio di percorsi in grado di avvicinare i giovani al volante di un camion», ma è anche necessario «lavorare sul miglioramento dell’immagine della professione, spesso preda di quei luoghi comuni che disegnano i camionisti come vestiti con canottiera, dotati di pance prominenti, prodotte da scorpacciate in trattorie per camionisti, celebrate anche da programmi televisivi poco edificanti per la considerazione del settore».
È quello che ha sostenuto il presidente del Gruppo Federtrasporti, Claudio Villa, audito dalla commissione lo scorso 2 marzo. Villa ha sottolineato che oggi manca nell’opinione pubblica la percezione dell’utilità sociale ed economica della professione di autista, il fatto cioè di essere una pedina insostituibile all’interno di un meccanismo distributivo delle merci che non può fermarsi, nemmeno nei giorni più statici del lockdown. Una percezione contrastata anche da una tendenza culturale che ha introiettato in chi acquista online la convinzione che «il trasporto sia compreso nel prezzo». E ha illustrato cinque soluzioni pratiche – quasi tutte ininfluenti per la finanza pubblica – per rendere più attrattiva la professione di autista.

  1. Abbattere i costi della CQC, prevedendo che parte della teoria e tutta la pratica sia svolta all’interno delle aziende. In questo modo si otterrebbe il vantaggio non solo di abbattere i costi (in quanto diminuirebbe per i candidati il monte ore da frequentare), ma anche di ridurre la distanza tra domanda e offerta di lavoro.
  2. Prevedere una corsia preferenziale per far assumere dalle aziende di autotrasporto lavoratori di società in difficoltà o impiegati in settori produttivi in crisi, agevolando loro l’ottenimento di una patente superiore con incentivi pubblici e formazione nelle aziende, alle quali potrebbe essere azzerata la contribuzione previdenziale per tre o più anni, a prescindere dall’età.       
  3. Diminuire almeno a 20 anni l’età minima per acquisire le patenti superiori per saldare il tempo tra la fine degli studi e l’opportunità di salire in cabina.  
  4. Prevedere nella riforma degli istituti professionali un corso dedicato alla logistica e al trasporto merci, per accompagnare i giovani non soltanto verso la professione di autista, ma anche verso quelle professionalità sempre più richieste e sempre più carenti all’interno del comparto, contemplando anche in questo caso un tirocinio presso le strutture aggregative (consorzi e cooperative), che da sempre sono state palestra e «scuola» di imprenditorialità.
  5. Prevedere un credito di imposta di almeno il 50% per le società di produzione cinematografiche che scelgano di realizzare film o serie TV che abbiano come protagonisti conducenti di camion o che siano ambientati all’interno del mondo del trasporto merci su strada.

La stessa Federtrasporti, ha annunciato Villa, sta lanciando un premio da assegnare agli studenti delle scuole di cinemache si misurino nella stesura di una sceneggiatura ambientata nel mondo del trasporto merci, fornendo possibili ausili anche in fase di documentazione. «Soltanto una decina di anni fa», ha concluso, «nessun giovane avrebbe mai contemplato il mestiere di cuoco come prospettiva professionale, perché era un mestiere difficile, gravato da tensioni, consumato in ambienti non sempre salubri, ecc. Eppure, dopo che il cuoco è entrato in televisione e si è trasformato in uno «chef», il numero delle iscrizioni negli istituti alberghieri è schizzato in alto. Tutto questo perché spettacolarizzare una professione la rende attrattiva».

GUARDI LO SCENEGGIATO E APPREZZI L’AUTOTRASPORTO

A migliorare l’immagine della professione possono aiutare anche produzioni televisive o cinematografiche ambientate nel mondo dell’autotrasporto e in grado di farlo apparire una professione libera, molto meno monotona di una che si consuma in un ufficio o in una catena di montaggio e in cui ci si deve misurare con sfide e bisogna individuare continue soluzioni a criticità. Questa è una copertina di Uomini e trasporti del 1986 che mostrava un Iveco Turbostar parcheggiato sulla piazza Rossa, circondato tra tre attori nei panni di altrettanti camionisti – Philippe Leroy, Renato D’Amore, Christian Fremont – e da una guardia. Era una scena di Due assi per un turbo, uno sceneggiato televisivo che ebbe un successo strepitoso e ancora oggi replicato con un certo seguito. A testimoniare la sensibilità di Federtrasporti per iniziative finalizzate a valorizzare la considerazione sociale del settore, si può notare sullo sportello aperto proprio un logo dell’aggregazione, che allora sponsorizzò la produzione televisiva, così come oggi è interessata a lanciare un premio da destinare alla migliore sceneggiatura realizzata all’interno delle scuole di cinema.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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