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Alcol, dal consumo alla dipendenza: i campanelli d’allarme

Farsi un bicchiere di vino (quando non si guida) è una cosa normale. Avere il pensiero di doverselo fare è già un sintomo diverso, a volte preoccupante. Quando scatta? Come lo si riconosce? Come eventualmente affrontare il problema?

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Il consumo di alcool in Italia è rilevante: secondo l’ISTAT il 75% degli italiani ne fa uso (il 63% donne e l’87% uomini). Quantificando, sono circa 3 milioni i bevitori a rischio (cioè persone che consumano alte quantità di alcool e che hanno comportamenti al limite della dipendenza) e circa 1 milione che hanno manifestato una dipendenza alcolica.
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’alcol è considerato una droga perché è una sostanza psicoattiva che dà dipendenza e assuefazione; l’alcolismo è infatti la più antica e diffusa dipendenza nel mondo occidentale.

Perché è così diffuso?

Perché l’alcool è di facile reperibilità, relativamente economico e accettato socialmente (in ogni festa o ricorrenza se ne può trovare in larga quantità).
Però, non tutte le persone che fanno uso abituale di alcol sono obbligatoriamente degli alcoolisti, in quanto l’alcolismo ha caratteristiche ben precise. Vediamole insieme.

Cosa significa «dipendenza alcolica»?

L’alcoolismo o «dipendenza alcolica» subentra quando la persona comincia a cercare compulsivamente bevande alcoliche, in ogni momento del giorno (in termini tecnici craving). È un po’ il suo pensiero fisso, da quando si alza a quando si corica: non c’è nient’altro nella sua vita se non il bere. Non solo, altri due fenomeni che lo caratterizzano sono l’assuefazione e la tolleranza: per avere gli effetti desiderati (stordimento, senso di euforia, disinibizione, ecc.) la persona è costretta a bere sempre di più perché il suo corpo si è “abituato” a una certa dose.
Per questi motivi, è una dipendenza che interferisce fortemente con la vita privata, sia in termini di salute, di lavoro, familiari e di relazioni sociali.
Si distingue in: ubriacatezza o alcolismo acuto, che è una fase acuta e transitoria ed è causata dall’intossicazione alcolica; alcolismo cronico, che è l’abuso abituale di alcool.

Perché si comincia a bere?

I motivi sono tanti e diversi, non c’è una risposta univoca: c’è chi comincia per motivi di aggregazione, soprattutto tra i giovanissimi («i miei amici bevono e per fare parte del gruppo devo bere anche io»); c’è chi beve per sentirsi più disinibito e meno in ansia; chi perché sta passando un momento di difficoltà emotiva (separazione, difficoltà scolastiche o lavorative…) o un forte dolore fisico (forti mal di schiena, dolori articolari, mal di denti…) e trova nell’alcol una soluzione “anestetica” che fa sentire meno il dolore psicofisico; chi perché lo ha visto o lo vede fare quotidianamente in famiglia; può essere correlato a difficoltà socio economiche e una scarsa rete sociale. Insomma, ogni persona ha la sua storia e la sua giustificazione più o meno valida.
Sicuramente, all’inizio gli effetti dell’alcol possono sembrare positivi, dando un senso di leggerezza e di sollievo immediato, ma questo sentire incentiva a bere con una maggiore frequenza: in dosi ridotte infatti è eccitatorio, mentre in dosi maggiori è inibitorio e calmante.

Quali sono i campanelli d’allarme?

Sicuramente, il primo campanello d’allarme è legato al pensare continuamente all’alcol. Il secondo è ricorrere al bere ogni qual volta si percepisca una difficoltà, con l’illusione che questo risolva il problema. Altri sono: aumentare di volta in volta la quantità per avere un qualche tipo di effetto; una forte limitatezza nella propria vita lavorativa e affettiva a causa di una continua ricerca di alcolici e della costante ubriacatezza; perdita di memoria relativamente alle ultime ore (alcune persone si svegliano in un posto e non si ricordano come ci sono arrivate); isolarsi dagli altri per paura di essere scoperti e sentirsi in colpa; cambiamenti nella personalità (aggressività, depressione, disonestà).

Cosa fare se ci si rende conto di avere un problema?

Il primo passo è quello di chiedere aiuto: a un familiare, un amico, al proprio medico o qualsiasi altra persona di fiducia. Dopo di che è importante affidarsi a degli specialisti che possano essere di supporto.  Se la situazione è grave è importante affidarsi ai servizi del territorio (per esempio i Sert, Servizio per le tossicodipendenze, presenti presso le Asl).

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