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10 domande a… Fabio Grumelli

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CARTA DI IDENTITÀ

Nome e CognomeFabio Grumelli
SoprannomeMister G
Età59 anni
Stato Civilesposato
Punto di partenzaBergamo
Anzianità di Servizio30 anni
Settore di attivitàtrasporto di componenti per macchinari edili, agricoli e navali

1) Come mai Mister G.?
Sono sempre stato appassionato delle comunicazioni col CB. Qualche anno fa trasmettevano in televisione una pubblicità di biscotti con un certo Mago G: un vero tormentone. Così, quando ho dovuto scegliere una mia sigla per il CB, mi è venuto quasi naturale Mister G (dove la G sta per Grumelli).

2) Camionista nel DNA? 
Con un nonno e un papà camionisti, non poteva essere altrimenti.

3) Quindi hai fatto sempre questo mestiere?
In verità io quando mi sono diplomato come perito agrario pensavo di fare quel lavoro. Fu però mio papà, che all’inizio degli anni Ottanta aveva una rappresentanza di elettrodomestici, a convincermi di fare l’autista per lui per distribuire lavatrici e frigoriferi nelle province di Bergamo, Brescia e Sondrio con un camioncino EBRO. Da allora non ho più smesso di stare con il volante in mano.

4) Ti sei sempre occupato di distribuzione?
Sì, anche se in settori diversi. Dopo che papà chiuse l’attività, trovai lavoro presso una ditta locale che si occupava di trasporto di profili in alluminio. Per loro andavo anche all’estero. Poi, a fine degli anni Novanta, per stare più vicino a mia moglie, sono passato alla Mariani Autotrasporti di Massimo e Michele Mariani di Osio. Un’azienda specializzata nel trasporto di componenti per macchinari edili, agricoli e navali che fa solo nazionale.

5) Il camion del cuore? 
Certamente il 190/42 Turbostar con cambio Fuller. Era una vera belva: stava sempre avanti a tutti. A quei tempi, negli anni ’80 e ’90, non si andava troppo per il sottile riguardo all’impatto ambientale e da quel tubo di scappamento usciva di tutto. Ma, quando affrontavi L’Appennino o la Cisa a pieno carico, non ce n’era per nessuno.

6) Bilico, autotreno o motrice?
Da quando lavoro io ho guidato sempre e solo motrici. Sono i mezzi più indicati per la distribuzione, specie per quella a medio raggio.

7) Hai mai pensato di metterti in proprio?
In effetti un pensierino l’ho fatto agli inizi degli anni Duemila ma poi, qualcosa mi diceva che non era il momento. E in effetti ci ho visto giusto. Non ce l’avrei mai fatta ad affrontare da solo costi d’acquisto, di gestione e le imposte.

8) L’esperienza più divertente?
Fu una volta in Svizzera. Andavo spesso a consegnare presso una ditta sul lago di Costanza e, finito di scaricare vedevo gli altri colleghi dileguarsi. Allora chiesi loro dove andassero: mi risposero che in un paesino vicino c’era un buon ristorante italiano, gestito da un signore calabrese. Così, una sera, decisi di unirmi al gruppo. Notai una certa euforia e occhiate maliziose da parte loro ma nessuno mi diceva nulla. Insomma, sembrava tutto ok: il cibo era buono, l’ambiente confortevole… Eh, tanto confortevole che a un certo punto della sera il ristorante chiudeva e si riempiva di ballerine di lap dance! Finito lo spettacolo, poi, per chi voleva, c’era la possibilità di intrattenersi con una delle gentil donzelle nell’attigua pensione… Io, che all’epoca ero già sposato, me ne guardai bene…

9) L’esperienza più brutta?
Nel 2018 mentre percorrevo la A4, subito dopo Seriate in direzione Venezia, feci un brutto incidente. Erano le 5.40 di mattina, io ero alla guida di un Eurotech, quando da una piazzola di sosta all’improvviso parte un altro camion. Io camminavo regolarmente sulla corsia di destra a 80 km/h. Non c’è stato niente da fare. Sono riuscito solamente a sterzare un pochino per non prenderlo in pieno. Uno schianto micidiale. La parte destra della mia cabina è andata in frantumi e con essa una parte del mio bacino e della gamba destra!

10) Come ti sei ripreso?
Non so quanti perni, viti e chiodi usarono nel primo intervento. Sta di fatto che anche dopo qualche giorno non riuscivo a reggermi in piedi. Ho passato un anno sulla sedia a rotelle. Poi ho subìto un secondo intervento: mi hanno messo due protesi, una al bacino e una alla gamba che arriva quasi al ginocchio. Era il 20 novembre 2019. Il 26 mi hanno dimesso e il giorno stesso ho iniziato la riabilitazione che è durata fino al 29 dicembre. Da lì in poi ho continuato con la fisioterapia a domicilio che è durata fino al mese di febbraio 2020. Finalmente mi reggevo in piedi e potevo camminare. Al termine del lockdown ho ricominciato anche a guidare e lavorare. Di recente si è chiusa anche l’inchiesta che ha provato definitivamente la mia completa innocenza, consentendomi così di ottenere un rimborso assicurativo.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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