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Abitudini: cosa sono e come si consolidano

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Ogni giorno facciamo moltissime azioni “senza pensare” perché sono entrate all’interno della nostra routine quotidiana e, quindi, sono diventate abitudini. In generale, la nostra giornata è scandita da tante piccole consuetudini che si susseguono e ci accompagnano. Come, per esempio, alzarsi al mattino più o meno alla stessa ora, fare le stesse azioni per iniziare la giornata (colazione, bagno, vestirsi…), il tutto con estrema naturalezza. O, ancora, pensate a quando avete imparato a guidare: all’inizio sembrava un procedimento molto complicato perché bisognava prestare attenzione a ogni singola azione (dalle più banali: quale pedale premere, qual è il momento giusto per premerlo, quando cambiare cambiare marcia, come posizionare correttamente le mani sul volante, ecc). Tuttavia, una volta appreso il meccanismo, il tutto è diventato molto più naturale, tant’è che progressivamente l’attenzione viene rivolta ad altre cose, più di contesto che di singole azioni.
Perché questi esempi? Perché sono semplici casi in cui il nostro cervello ha piano piano imparato delle procedure da svolgere, consolidandole nella memoria. Quindi, all’occorrenza, anziché impararle di nuovo, recupera il loro ricordo dalla memoria, risparmiando energia.
Ma, prima di spiegare il perché queste abitudini siano così importanti nella nostra vita quotidiana, cerchiamo di capire che cosa è l’abitudine.

CHE COSA È L’ABITUDINE?

Possiamo definirla semplicemente come una tendenza a continuare o ripetere un comportamento o un’esperienza che si sono consolidati nel tempo.
Il nostro cervello è un grande ottimizzatore di energie, ovvero adotta varie strategie per risparmiare tempo e fatica e ottenere con il “minimo sforzo” il massimo risultato (in gergo tecnico si dice “economia cognitiva”). Un’importante caratteristica che gli permette questo risparmio di energia è la così detta “codifica predittiva”, cioè un meccanismo che gli consente di rappresentare mentalmente le immagini di un ambiente, di un luogo o di un’azione che si conosce bene prima ancora di vederli fisicamente. Facciamo un esempio.
Se stiamo per salire sul camion, avremo già una immagine mentale di quello che vedremo appena aperta la portiera. Il nostro sedile di guida che ci sosterrà per tutta la giornata (ma anche la maniglia per aiutarsi a salire, i tappetini sotto i pedali e altri oggetti che caratterizzano l’ambiente), per passare in rassegna le informazioni che passano sul cruscotto inserendo la chiave di accensione del nostro mezzo. Ecco che il nostro cervello in questo caso attinge da un ricordo che ha in memoria anziché codificare ex novo gli stimoli sensoriali e questo, come dicevamo prima, permette di risparmiare molta energia mentale. 

Ecco, le abitudini funzionano con lo stesso principio: ogni volta che mettiamo in atto un comportamento abitudinario il cervello non dovrà più pensare alle singole azioni da svolgere, semplicemente recupererà dalla memoria il ricordo e l’informazione di quello che si fa abitualmente in quella data circostanza e ce la farà svolgere.
Inoltre, attiva una serie di meccanismi biochimici interni responsabili di una sensazione gratificante ogni qual volta mettiamo in atto quel comportamento, rinforzando e agevolando così la sua ripetizione.

Quando il nostro cervello si trova davanti a una situazione nuova (quindi non codificata e consolidata in memoria precedentemente) e deve decidere se mettere in atto un comportamento nuovo o uno già “collaudato”, esso comunque prediligerà quello già messo in atto, anche se più dispendioso in termini di tempo o fatica fisica, piuttosto che sperimentarne un altro più dispendioso in termini di energia mentale (facciamo un esempio: se per recarci presso un luogo di carico dove siamo già stati e si conosce molto bene una strada per arrivarci ma il navigatore propone un’alternativa a suo avviso più veloce ma non conosciuta, è più probabile che non si abbandoni la strada già nota, anche se più lunga, piuttosto che sperimentarne una nuova).
Insomma, vince ancora il detto popolare «chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che perde e non sa quel che trova» che riassume perfettamente questo meccanismo.

IN QUANTO TEMPO SI CONSOLIDA UNA ABITUDINE?

Secondo alcuni ricercatori (Lally, van Jaarsveld, Potts e Wardle, 2010) un comportamento deve essere ripetuto costantemente e in specifiche occasioni per almeno 66 giorni (quindi un periodo di tempo abbastanza lungo). Inoltre, è stato rilevato che omettere di tanto in tanto il comportamento non compromette l’intero processo. Questo ci permette di capire come mai sia molto faticoso introdurre una nuova abitudine o cambiare un comportamento precedente.

In conclusione, possiamo sintetizzare che le nostre abitudini sono utili per risparmiare molta energia a livello mentale, grazie ai meccanismi che nel tempo abbiamo consolidato. Essere abitudinari, quindi, ha anche i suoi vantaggi, soprattutto a livello di risparmio di tempo.

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